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THE DEPARTED - IL BENE E IL MALE
(THE DEPARTED)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 4 novembre 2006
 
di Martin Scorsese, con Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Jack Nicholson, Vera Farmiga, Martin Sheen, Mark Wahlberg, Alec Baldwin (Stati Uniti, 2006)
 

Il soggetto, l'idea che è alla base di THE DEPARTED (che difatti non significa soltanto gli estinti, ma anche i deviati, i separati) è fin troppo ovvia. La storia essendo quella di due giovani cresciuti nelle stesse condizioni emarginate del quartiere irlandese di Boston. Ma con il primo che finirà infiltrato dalla malavita fra i “buoni” della polizia; ed il secondo spedito dalle forze dell'ordine a fare da talpa in seno all'organizzazione dei “cattivi”. Finiranno entrambi nel letto della stessa donna. Non solo: il figlio che dovrà nascere, il frutto da trasmettere alla prossima generazione di quelle strane vie del caso che ci conducono talvolta in un senso piuttosto che in un altro e prescindere dalla nostra natura, non sapremo mai se essere figlio dell'uno o dell'altro. E' insomma quel tema del doppio, delle due facce della medesima medaglia, della relatività, della insondabilità, della capricciosità del Bene e del Male che ha condotto a tanti capolavori.


L'ultimo film del sessantaquattrenne Martin Scorsese, a dispetto dei deliri dilaganti, è un film attrattivo che testimonia ancora di uno dei grandi virtuosi del cinema americano. L'opera di un maestro che del cinema conosce tutti i segreti (basta visionare in DVD una qualsiasi delle sue Storie avvincenti di quello americano o italiano); ma non uno dei capisaldi, ben altrimenti portatori di parabole commosse e significative, nella carriera dell'Autore di RAGING BULL, AFTER HOURS, ma anche QUEI BRAVI RAGAZZI, L'ETA' DELL'INNOCENZA o CASINO'. Certo, dopo aver impostato il proprio schema, questo remake del thriller di Hong Kong del 2002, INFERNAL AFFAIRS di Andrew Lau, ci parla doverosamente (e anche coerentemente con certi temi del suo passato) di un mondo nel quale la finalità ha cancellato per sempre la coscienza, i confini tra lealtà e tradimento si sono fatti sempre più indistinti; la visione sconsolata di un'umanità che del calcolo del doppio gioco ha fatto propria la filosofia. Ma il tutto, a dispetto di una sceneggiatura, di un montaggio, o di una impronta registica altamente professionale (non per niente la prima è di William Monahan, il secondo della mitica Thelma Schoonmaker, la fotografia del grande Michael Ballhaus di sempre, oltre che di Fassbinder, Wenders o Coppola) è messo in atto come una (brillante) meccanica: ammirevole e un filo scontata (lo specchio delle chiamate al telefonino), non proprio coinvolgente. Non sempre essenziale nella sua progressione (si pensi, tanto per rimanere fra i soldi e la doppiezza, a quella del personaggio di Sharon Stone in CASINO) e quasi moralmente di comodo: in quel finale sbrigativo nel quale tutti si tolgono dai pasticci (e con loro gli autori del film) facendosi fuori a vicenda.


Sono lontani i tempi (almeno dal 1995 di CASINO, certamente prima del “semplice” mestiere di THE AVIATOR e di GANGS OF NEW YORK) nei quali le feroci mattanze fra i “goodfellas” richiamavano immediatamente l'energia e la commozione del discorso scorsesiano: quello della brava gente che tentava inutilmente di farsi accettare dai prepotenti; dei martiri alla ricerca di perverse, autopunitive redenzioni; dei carnefici incoscienti, assuefatti dalla violenza fino all'autodistruzione. Di uno sguardo che dalla descrizione quasi documentaristica della realtà pubblica traeva le premesse per avvicinarsi alla disumanizzazione del privato; e di un'epoca. Privi di quell'intimità da parte del regista (e di conseguenza dello spettatore) che li rendeva fragili e utili all'identificazione pur nella violenza della loro situazione, i personaggi di THE DEPORTED (anche quelli bravamente interpretati da DiCaprio piuttosto che dalle varie figure comprimarie) sono soltanto le pedine di un gioco più o meno avvincente.


   Il film in Internet (Google)

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